Il gioco di coppia




di Marianna

La difficolt� a riconoscersi un’identit� propria e originale e l’"incastrarsi" in ruoli steriotipati imposti dalla nostra cultura sociale ha fatto si che lo stare insieme di due persone, che si uniscono per completarsi a vicenda in un gioco di vista costruttivo e produttivo, degenerasse in un "rapporto" ambiguo di distruzione ed autodistruzione.

Ecco che lo scambio e la condivisione di affetto, di amore, di passionalit� e di fiducia (spinta iniziale nella scelta del vivere insieme) degenera in un sistema perverso sociale "malato" che non lascia spazio al "gioco creativo" del vivere insieme ma fa si che all’interno della coppia stessa e poi della famiglia esso si possa autoriprodurre ed autosvilupparsi con gli stessi limiti e con gli stessi mali.

Diventa quindi condizione sine qua non che l’individuo si "recuperi" in "sanit�".

� necessario che egli si "riconosca" nella sua "natura originaria" e si realizzi secondo la propria etica per poter poi muoversi nel rapporto a due, nel rispetto dell’individualit� e della libert� di scelta dell’altro.

Credo che solo in questa visione si d� la possibilit� di creare una relazione di convivenza sana e positiva anche in un sistema sociale malato come il nostro.

Ho scelto di affrontare questa problematica in quanto io stessa ho vissuto e vivo le molteplici difficolt� nel gestire un sano e valido "gioco di coppia" in quanto sposata da pi� di dieci anni e con due figli. Come ho espresso nella premessa, la scelta del mio partner � stata inizialmente motivata dall’amore, dalla passionalit� e dalla fiducia che lui mi suscitava (mai avrei sospettato che questa mia "scelta" era inquinata da "intenzionalit�" e "finalit�" che non mi appartenevano, ma in questa mia produzione non affronter� questo tipo di realt� del problema in quanto � molto complesso e articolato).

I primi due anni abbiamo convissuto e abitavamo lontano dalle nostre famiglie in un’altra citt�. � stata un’esperienza burrascosa ma gioiosa c’era il piacere di stare insieme, era come giocare sui ruoli tradizionali e quando questi creavano frustrazioni si snellivano con l’ironia. Si provava, come ho accennato prima, il gusto e il piacere di scambiarsi con generosit� un po’ della propria vita, della propria esistenza. Poi, tornando dalle nostre famiglie e in seguito con il matrimonio � stato come "incasellarsi" in schemi stereotipati dettati ed imposti dal contesto sociale e perdendo coscienza man mano di noi stessi e delle aspettative iniziali � venuto a mancare il "gioco di coppia", il piacere di scegliersi come meglio credevano lasciando spazio a frustrazioni ed a risentimenti.

Il matrimonio inteso come un vincolo di "appartenenza" all’altro e come assunzione di ruoli imposti e prefissati inevitabilmente diventa un incubo dal quale non si sa come uscirne se non in modo distruttivo per s� e per l’altro.

Ma a volte proprio un fallimento pu� essere un momento di riflessione profonda e avere cos� la possibilit� di "cogliere" che nella tua "natura originaria" non previsto il fallimento.

Ecco che cominci a guardarti ed a renderti conto che ci� che vedi non � tuo, non ti appartiene.

Allora cerchi la tua "identit�" lasciata chiss� dove nel percorso della vita e cominci a ricercarti e a riconoscerti come "Essere" e come "Individuo". Un individuo che si relaziona, che convive, che prova affetti. Compendi che amarsi e amare vuol dire rispettare la propria "identit�" e quella dell’altro.

Comprendi che l’altro non pu� rappresentare lo "scarico" delle tue frustrazioni scaturite dai tuoi fallimenti e dal tradimento fatto a te stesso e che, soprattutto, l’altro per te e tu per l’altro, non pu� rappresentare un tuo "bisogno" preteso e da soddisfare ad ogni costo ma rappresenta invece un’individualit� che va avanti nel percorso della sua natura e si accresce per se stesso e per ci� che ha scelto di condividere nella "coppia". Solo cos�, a mio avviso, la coppia diventa un nucleo sano, una pozza d’acqua comune dove entrambi si rinfrescano e si nutrono in creativit� e produttivit�.